Assistenza sanitaria in ambito penitenziario
Bisogni di una popolazione temporaneamente o cronicamente vulnerabile
12 Agosto 2024 – Carcere, Etica, Libertà, Medical HumanitiesTempo di lettura: 12 minuti
12 Agosto 2024
Carcere, Etica, Libertà, Medical Humanities
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L’assistenza medica dei detenuti inizia con una valutazione dello stato di salute al momento dell’incarcerazione.
Per numerosi pazienti, la permanenza in carcere sarà la prima occasione per fare un controllo sanitario e per poter discutere azioni di prevenzione per la loro salute.
Si tenta di aiutare la persona detenuta a migliorare o almeno preservare la propria salute in un ambiente che tende a degradarla, almeno psicologicamente. I servizi sanitari del carcere forniscono un servizio importante non solo ai detenuti, ma anche alla comunità nel suo complesso. Per garantire una qualità di cure ottimale, il professionista della salute deve disporre di solide conoscenze mediche, etiche e di diritto medico e sanitario.
Quali sono i fattori più importanti per la salute in un ambiente carcerario?
La risposta a questa domanda è ardua e vede diversi fattori che vanno oltre l’ambito medico. Certo è che più i detenuti sono coinvolti in attività che percepiscono come utili, migliore sarà il loro stato di salute soggettivo e minore sarà la richiesta di cure. Per questo motivo il tasso di occupazione, l’offerta di attività e formazione, la durata della pena e le opportunità di mantenere i legami con la famiglia e gli amici determinano la salute generale dei detenuti e le loro possibilità di riabilitazione, risocializzazione e desistenza.
Prima di delineare gli elementi chiave di un’assistenza medica ottimale, è necessario mettere l’accento su quanto sia importante una buona collaborazione tra operatori sanitari e personale penitenziario, e anche tra i diversi gruppi professionali, nel rispetto dei rispettivi ruoli e obblighi professionali.
Vulnerabilità e iper-morbilità
«Nessuno è essenzialmente vulnerabile: la vulnerabilità è il prodotto delle circostanze, delle interazioni con la realtà circostante e dello status associato a situazioni specifiche. Oltre ai fattori di ordine personale, a svolgere un ruolo fondamentale nella vulnerabilità è infatti anche il contesto situazionale. Nel settore dell’esecuzione delle sanzioni penali lo Stato ha un particolare dovere di assistenza nei confronti delle persone detenute» (art. 74 e 75 del Codice penale svizzero [CP]).
Alcuni fattori personali (come il sesso, l’età, l’orientamento sessuale, lo stato di salute o il paese di origine) possono accentuare la vulnerabilità delle persone detenute. In molti casi, poi, queste persone presentano e accumulano molteplici fattori di rischio, trovandosi in una condizione conosciuta come «multivulnerabilità».
La popolazione carceraria, in generale, cumula una serie di fattori di rischio per la salute: un basso status socio-economico va di pari passo con una maggiore frequenza di malattie. Inoltre, il sistema giudiziario punisce le persone che soffrono di problemi di dipendenza e di malattie mentali che, per mancanza di spazio in strutture adeguate, sono spesso rinchiuse nelle carceri.
Ne consegue un’alta concentrazione di malattie, con effetti dannosi non solo per i detenuti stessi, ma anche per coloro che li circondano (co-detenuti, gli agenti penitenziari, gli avvocati e la comunità libera).
Il rischio di un degrado ulteriore della salute in carcere può essere spiegato dall’organizzazione del carcere stesso: isolamento, rottura dei legami sociali, sovraffollamento, mancanza di occupazione e formazione, promiscuità, punizioni. Per esempio, c’è una mortalità aumentata nell’isolamento disciplinare. Gli studi dimostrano che questo effetto persiste anche dopo il rilascio.
Inoltre, molte persone in carcere non hanno uno status di residenza e non hanno copertura assicurativa sanitaria, aspetto che complica la continuità delle cure dopo la liberazione.
Controllo sanitario iniziale
Lo Stato ha un dovere di assistenza nei confronti dei detenuti e deve garantire loro una presa in carico medica sufficiente.
Quando un detenuto viene incarcerato, è necessaria una visita medica per conoscere lo stato di salute, entro le prime 24 ore. La privazione della libertà è un periodo ad alto rischio, non solo per i detenuti (ad esempio, astinenza da alcol o altre sostanze non trattata, rischio di suicidio), ma anche per il carcere (es. malattie infettive). Gli standard nazionali e internazionali (§30 delle regole di Nelson Mandela, e §33 del 3° rapporto generale CPT) specificano che la valutazione della salute dei detenuti deve essere effettuata all’incarcerazione. Questa valutazione deve includere:
- bisogni di salute (malattie acute e croniche, farmaci, indagini mediche in corso);
- notifica sistematica e trasmissione alle autorità competenti (ad esempio, il pubblico ministero) di accuse o di possibili aggressioni e percosse. L’uso di un formulario per la constatazione delle lesioni, compresi i “diagrammi corporei”, può essere utilizzato per riportare le lesioni osservate con allegate anche delle fotografie;
- patologie mentali e in particolare la valutazione della suicidalità;
- malattie contagiose (TBC, epatite B e C, ecc.);
- dipendenze e uso di sostanze (alcol, tabacco, cannabis, cocaina, eroina, nuove sostanze psicoattive);
- attenzione alle persone di persone di origine straniera, altamente vulnerabili e spesso necessitanti di un interprete.
Principi fondamentali per l’assistenza sanitaria in carcere
Il personale medico che lavora nelle carceri deve affrontare situazioni cliniche ed etiche complesse, aggravate dalla violenza dell’ambiente e dal disagio di alcuni detenuti.
Le situazioni limite sono frequenti: sciopero della fame, rifiuto delle cure, rischio di suicidio, trattamenti coatti. Le linee guida etiche, deontologiche e legali sono essenziali e i testi di riferimento sono numerosi. Tra questi, le Nelson Mandela, le raccomandazioni del Consiglio d’Europa e le regole europee, nonché la Convenzione europea per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti. Inoltre, l’Accademia svizzera delle scienze mediche ha pubblicato delle linee guida che sono un valido aiuto nella pratica quotidiana.
Sette principi fondamentali guidano l’assistenza sanitaria in carcere.
- Accesso alle cure: tutti i detenuti devono avere accesso alle cure mediche necessarie in qualsiasi momento e gratuitamente;
- Equivalenza delle cure: i servizi sanitari carcerari devono fornire assistenza medica in condizioni e con standard paragonabili a quelli dei pazienti non detenuti. L’assistenza medica deve essere fornita in modo equo e deve tenere conto delle maggiori esigenze mediche dei detenuti;
- Consenso e riservatezza del paziente: il consenso informato e la riservatezza sono diritti fondamentali. Sono essenziali per creare un clima di fiducia, che è parte integrante del rapporto medico/paziente;
- Prevenzione delle malattie e della violenza: I servizi sanitari del carcere non devono limitarsi a curare i pazienti malati. Dovrebbero anche essere responsabili della prevenzione (malattie infettive, dipendenze, salute mentale e altro). La legge sulle epidemie impone loro di offrire programmi di distribuzione di preservativi e di scambio di siringhe. La prevenzione della violenza contro i detenuti deve essere garantita attraverso la registrazione sistematica di tutti i segni di maltrattamento e la loro segnalazione alle autorità competenti;
- Intervento umanitario: i servizi sanitari penitenziari devono prestare particolare attenzione alle categorie vulnerabili di detenuti che necessitano di esigenze particolari: donne, bambini, adolescenti, anziani, persone affette da gravi malattie limitanti la vita, persone con disabilità mentali o fisiche, persone le cui condizioni di salute complesse compromettono la loro riabilitazione o mettono a rischio la loro dignità durante la detenzione;
- Indipendenza professionale: Gli operatori che lavorano nelle carceri devono sempre essere professionalmente indipendenti dalle autorità di polizia o giudiziarie. Dovrebbero essere il più il più vicino possibile alle autorità sanitarie cantonali o federali. In Europa esiste una forte tendenza ad associare il personale sanitario che lavora nelle carceri alle autorità sanitarie. In Svizzera, sette cantoni hanno organizzato l’assistenza sanitaria in carcere in modo indipendente: Basilea-Città, Berna (unità ospedaliera), Ginevra (ad eccezione di Curabilis), Neuchâtel, Ticino, Vaud e Vallese;
- Competenza professionale: i medici, gli psicologi e gli infermieri del carcere dovrebbero avere conoscenze specialistiche che consentano loro di trattare le particolari forme di patologie diffuse nelle carceri. Devono avere accesso allo sviluppo professionale continuo e ricevere tempo retribuito per parteciparvi, per garantire che pratichino la migliore assistenza medica.
Sorveglianza degli Organi competenti
I principi di cui sopra devono essere monitorati da organismi di controllo come la Commissione nazionale per la prevenzione della tortura (CNPT) o il Comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT). Tuttavia, in Svizzera, le pratiche variano molto da un cantone all’altro.
Sarebbe importante creare le condizioni che ci consentano di garantire servizi sanitari di alta qualità in tutte le carceri svizzere, con una maggiore uniformità nelle pratiche di fatturazione e nell’accesso alle cure.
A tal proposito, i detenuti dovrebbero essere coperti da un’assicurazione sanitaria obbligatoria (LAMal), per tale ragione è al vaglio un progetto per l’introduzione della stessa. Inoltre, gli organi cantonali e federali (medico cantonale e UFSP), nonché le associazioni professionali (FMH, FSP, ecc.), dovrebbero interessarsi maggiormente al rispetto dei principi fondamentali nelle carceri e istituire organi di controllo. In termini di salute pubblica, non si possono lasciare le carceri, che notoriamente hanno un’alta prevalenza di malattie, senza sorveglianza epidemiologica. A differenza di altri Paesi, in Svizzera non vengono sistematicamente offerti esami del sangue ai detenuti, nonostante si tratti di una popolazione chiave per la lotta contro alcune malattie infettive come l’epatite C.
Gli studi dimostrano che circa un terzo dei pazienti affetti da epatite è regolarmente detenuto. Sarebbe quindi il luogo ideale per identificarle, trattarle e curarle.
Bibliografia
Nazioni Unite, Regole minime standard delle Nazioni Unite per il trattamento dei detenuti (Regole di Nelson Mandela), Ginevra, 2015.
Regole penitenziarie europee, Raccomandazione del Consiglio d’Europa, 2006.
Raccomandazione No. R (98), 7 relativa agli aspetti etici e organizzativi dell’assistenza sanitaria in carcere, 1998.
Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (RS 0.106), 2002.
Esercizio della medicina con i detenuti, Accademia svizzera delle scienze mediche, 2002, aggiornato al 2018.
Santé en prison, H.Wolff et G.Niveau, RMS editions, 2019.
Vulnerabiliés, diversités et équité en santé, P.Bodenmann, Y.Jackson, F.Vu, H.Wolff, RMS editions, 2022.
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