E se dovessi sceglierne solo uno, quale? 2024 Edition
Rimanendo in cammino lungo i Sentieri del 2024
Quando l’anno ormai volge termine, come tutte le redazioni che si rispettino, anche noi dei Sentieri nelle Medical Humanities vogliamo ri-condividere con le nostre lettrici e i nostri lettori alcuni articoli tra quelli pubblicati nel 2024.
Buona lettura e Buon 2025!
31 Dicembre 2024 – Medical HumanitiesTempo di lettura: 6 minuti
31 Dicembre 2024
Medical Humanities,
Tempo di lettura: 6 minuti
Mattia Lepori – Urgenza di fermarsi a raccontare
“Artatamente lontano, volutamente emarginato, collocato alla periferia dell’Ospedale, il Pronto Soccorso è la diga tra il mondo esterno e le isole interne. Nessun supporto è previsto dalle retrovie”. Così Nino Russo, medico e scrittore siciliano, descrive il suo primo impatto con la realtà della medicina d’urgenza in un orami introvabile e meraviglioso libro (Nino Russo, Una notte al pronto soccorso, Ed. Sellerio). La solitudine dell’urgentista, confrontato/a all’ineluttabilità di tutti i mali del mondo, reclama una narrazione diversa da quella patinata e poco realistica alla quale ci abituano da anni le varie serie televisive. La descrizione fatta dalla collega Sibilla Salvadeo riflette bene il sentimento provato da medico che si confronta quotidianamente con quello che Nino Russo definisce «l’inesauribile filone fatto di esseri umani».
Nicolò S. Centemero – Playlist
Per due ragioni mi sento di indicare come mio “prefe” dell’anno non un articolo ma alcune Soundtrack. La prima è che questo progetto musicale delle “colonne sonore dei Sentieri”, durato 12 mesi, è stato qualcosa di un po’ diverso dai più tradizionali contributi che pubblichiamo abitualmente. Ecco sì, io credo valga quindi la pena continuare a sostenerlo, a “spingerlo” (andate su Spotify e ascoltatele a gogo! In auto, in ufficio, mentre cucinate,…) e provare a vedere se uscendo dal sentiero, la meta la si raggiunge lo stesso. La seconda ragione – legata piuttosto alla selezione delle soundtrack che voglio qui consigliare – dipende dalla mia curiosità di scoprire come coloro che non provengono dal “nostro mondo”, dal socio-sanitario, affrontino gli argomenti e i temi dell’universo Medical Humanities. E allora, se del 2024 io dovessi sceglierne solo uno, non ne sceglierei solo uno… ma sei:
Kind of blue e Dementia dell’art director brianzolo (e curatore di tutte le grafiche del progetto) Claudio Confalonieri
Sleep e Recovery dell’antropogeografa londinese Rebecca Lyons
Euphoria della filosofa bolognese Giorgia Campagnoli
Sunrise dello scrittore torinese Pierpaolo Vettori
Enjoy
Marta Fadda – Uno, nessuno e centomila
Ho apprezzato molto la lettura di Uno, nessuno e centomila di Teresa Salamone, Valentina Dri e Stefano Caputo per la prospettiva unica che offre sul ruolo dell’operatore sanitario in ambito carcerario. Le autrici e l’autore offrono una riflessione approfondita e poliedrica sulla complessità di questo ruolo e sui vari livelli identitari che l’operatore sanitario è chiamato ad assumere all’interno di un contesto che richiede un delicato equilibrio tra competenza tecnica, sensibilità umana e adattabilità. La metafora pirandelliana gli permette non solo di descrivere in modo efficace il lavoro dell’operatore sanitario in carcere, ma lo eleva a paradigma della condizione umana nella sua complessità e vulnerabilità. Questo testo è un contributo prezioso per chiunque si interroghi sul significato più profondo del prendersi cura dell’altro in contesti sociali, morali, e istituzionali complessi.
Michele Corengia – La ricerca senza umiltà non è scienza, ma solo arroganza
Per il 2024 scelgo l’articolo di Angelica Giambelluca, crossover dai nostri Quaderni delle Medical Humanities n. 3 (Umiltà); un po’ perché, essendo un crossover, rappresenta bene il dialogo che abbiamo pensato tra le diverse anime della nostra rivista; e un po’ perché è un articolo che riflette bene sullo stato della ricerca accademica di oggi, senza risparmiare una necessaria critica. «Ma è lo stesso sistema di pubblicazione e di carriere a non sollecitare l’umiltà nella scienza» è un monito per il sistema universitario di oggi a ripensarsi per non perdere l’originale visione che ha contraddistinto i più grandi pensatori e ricercatori della storia.
Valentina Fontana – Sine materia
Fra i molti Sentieri tracciati lungo l’arco del 2024 scelgo quello che ci ha condotti alla scoperta della figura del poeta e insegnante Massimo Gezzi. Nella sua intervista, curata dall’amico e collega Nicolò S. Centemero, Gezzi intreccia in maniera magistrale il fascino ipnotico della sua poesia, costantemente attraversata dalla ricerca di un legame fra il binomio scrittura-malattia, all’analisi di tematiche di stretta attualità e rilevanza, come la discussione di argomenti etici delicati con i più giovani: «Cos’è lo smarrimento di Dante se non un momento difficile, tragico della sua vita che forse ora chiameremmo depressione? O il dissidio interiore di Petrarca? E Leopardi, che molti continuano a etichettare come un povero gobbo (malgrado tutti gli sforzi che si fanno per distruggere i pregiudizi), per altri è invece uno che ha trovato le parole per dire un dolore, un disagio profondo che forse riguardano molti ragazzi e che talvolta provocano loro vergogna. Trovare uno scrittore che pronuncia parole contro il mondo, contro lo scintillante ottimismo che vorrebbe che questo fosse il migliore dei mondi possibili a quell’età [degli studenti liceali, ndr.] è fondamentale».
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