I depositi materiali di compassione, la Casa oltre noi e il cane

Un estratto dal progetto di ricerca con Fondazione Oltre Noi 

La Fondazione Oltre Noi, in collaborazione con la Fondazione Sasso Corbaro, si è posta l’obiettivo di trasformare il quartiere di Breganzona in una “Casa”, un modello di quartiere solidale-inclusivo che possa offrire supporto a persone fragili, in particolare a quelle affette da autismo, e ai loro familiari curanti. Questo progetto si sviluppa attorno alla triade: Arte, Cura ed Etica della Compassione, utilizzando attività creative e partecipative per rafforzare i legami comunitari e sostenere i bisogni pratici ed emotivi degli abitanti. 

Questo testo è un estratto del rapporto del progetto che sarà pubblicato nel 2025. 

In uno dei laboratori di poesia e compassione, tenutosi all’interno della fase preliminare del progetto, una delle partecipanti ha dato la seguente definizione di casa: Casa è poter tenere la porta socchiusa. Ancora, Emanuele Coccia in Filosofia della casa definisce la casa come il luogo del ritorno. Un luogo a cui ritornare e dove poter tenere la porta socchiusa, è una definizione significativa di casa. Nel corso della ricerca ho cercato di riconoscere in questa definizione i tre concetti chiave del progetto: Arte, Cura ed Etica della compassione. Nel “luogo del ritorno” ho potuto riscontrare una forma di etica della compassione, perché nel ritorno si può leggere una dimensione morale del comportamento umano fin dalle sue origini. Nel “poter tenere la porta socchiusa” ho visto una potente metafora della Cura, quel bilanciamento sottile tra autonomia della persona e bisogno dell’Altro, tra conservazione della propria identità e dialogo con l’esterno, protezione e apertura. E l’Arte? L’Arte si cela dietro a questa definizione, ne è il substrato, ma non è pienamente colta da essa, serve un altro punto di vista. Mi sono, quindi, addentrato nel concetto di compassione, che ho già presentato nei Quaderni delle Medical Humanities n. 3, dedicati alla parola “Umiltà”. 

La compassione è una risposta distinta alla sofferenza, propria e altrui, che comprende l’azione per cercare di alleviarla. È fuori dagli obiettivi di questo scritto ricostruire la relazione tra Arte, sofferenza e Cura (compassione); non basterebbe un libro e sui Sentieri nelle Medical Humanities si trovano diverse riflessioni attorno a questo tema, cuore delle Medical Humanities. Mi preme, però, porre in relazione i concetti di “depositi materiali di compassione” e di “Arte”, poiché in essa si può disvelare un significato più radicale di Casa. I depositi materiali di compassione – nuovo concetto emerso nel corso del progetto di ricerca – sono oggetti, luoghi, animali in grado di stimolare nelle persone il processo della compassione, concettualizzato nelle sue quattro fasi – (i) riconoscere la sofferenza; (ii) connettersi con essa; (iii) stimolare una volontà di azione; (iv) agire. La particolarità di questi depositi è che funzionano come accumulatori di compassione grazie alla relazione che si instaura con essi, rilasciandola poi quando la sofferenza ci coglie. Un esempio può aiutare a comprendere più concretamente ciò che si intende con questa espressione. 

Nel corso della ricerca ho potuto notare come un cane abbia trasformato un ambiente e le persone che lo abitavano, fungendo anche da mediatore relazionale tra le persone stesse. Il cane, arrivato come sconosciuto, è diventato sempre più famigliare, grazie alla relazione di Cura che le persone instauravano con lui. In questo farsi Cura il cane si è trasformato nel tempo in un deposito materiale di compassione, che si attiva nei momenti di sofferenza di uno o più persone della famiglia: diventa una via per riconoscere la sofferenza (a quanti con animali domestici è capitato di essere riconosciuti nella sofferenza prima dal proprio animale domestico?); per connettersi con essa senza scappare (gli animali domestici – e il cane soprattutto – resta anche nella sofferenza, spesso soprattutto nella sofferenza); per stimolare una volontà di azione (un animale domestico spesso ispira un’etica della compassione grazie al suo comportamenti); per agire (il cane si è fatto Cura e ha aiutato le altre persone a rimanere Cura, anche nei momenti più difficili).  

Nella loro capacità di aprire, e abitare, il mondo della compassione, i depositi materiali di compassione sono Arte, o potremmo dire meglio Poesia. Allora, inizia ad intravedersi la relazione tra depositi materiali di compassione ed Arte, e l’impatto di questa relazione sulla concettualizzazione di Casa. Se la Casa è il luogo del ritorno, del poter tenere la porta socchiusa, la Casa è soprattutto il luogo dove possiamo stare male, dove possiamo soffrire (quanti vogliono tornare a casa quando stanno male?). In questo accoglierci nella sofferenza la Casa si disvela come Cura e come soglia tra il nostro essere e il nostro esserci. La Casa, quindi, ci accompagna oltre noi stessi e in questo accompagnamento ci mostra una dimensione spirituale dell’esistenza, da intendersi non in modo confessionale ma nella sua radicalità che chiama in causa l’esistere umano e non solo il suo vivere, il suo sopravvivere. In questa concettualizzazione di Casa, essa si manifesta come un potente deposito materiale di compassione. 

La Casa aspetta il nostro ritorno, ci accoglie nella sofferenza e ci permette di tenere la porta socchiusa per differenziarci ma rimanere in dialogo con l’Altro; sono queste le caratteristiche di ogni deposito materiale di compassione che compare nella radura creata dalla triade Arte, Cura ed Etica della Compassione. Come mantenere questa radura aperta, o sarebbe meglio dire socchiusa? Come riconoscere i depositi materiali di compassione? Attraverso attività creative, curative ed etiche che contraddistinguono, infatti, la dimensione applicata di questo progetto. Tutto questo perché per sentirci a Casa, dobbiamo costruire spazi di compassione: è nel prendersi cura l’un l’altro che trasformiamo un quartiere in una comunità. Il vostro cane lo sa. 

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