I valori dell’EOC: parte uno

Uno sguardo dalla storia recente 

Nell’ultimo articolo vi abbiamo parlato del Codice deontologico e di comportamento di cui l‘Ente Ospedaliero Cantonale si è dotato dall’inizio del 2022. Questo documento si fonda sui cinque valori che la Direzione dell’istituzione ha deciso di scegliere come “principi fondanti” della sua attività. Questi valori sono: Responsabilità, Rispetto, Inclusione, Innovazione e Professionalità. 

Abbiamo chiesto ad alcune persone, che per anni hanno operato in seno all’EOC e che sono sempre stati vicini alla sua Commissione di Etica Clinica (COMEC), di commentare questi concetti considerando la loro lunga esperienza professionale. 

Questo contributo sarà seguito e completato da un’intervista con il Dr. Fabrizio Barazzoni, il quale ha contribuito a creare e a condurre la Commissione di Etica Clinica (COMEC) durante i suoi lunghi anni di lavoro in EOC. 

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 Il punto di vista di Rita Monotti, medico, già Primario di Medicina Interna all’Ospedale di Locarno, membro della COMEC dal 2003 al 2021. 

RISPETTO
“Rispetto” (etimologicamente “guardare indietro”) è guardare al valore della persona. Credo che ognuno di noi possa prendere come ipotesi di lavoro quella che ha nutrito la nostra cultura europea: la persona, ogni persona in quanto tale, ha un identico valore illimitato in questa prospettiva. Riprendere coscienza del fatto che chi abbiamo di fronte, dal collega al paziente di remota provenienza, ha questo stesso vertiginoso valore, può ridare a ogni rapporto un respiro più grande e veicolare uno sguardo carico di stima, che all’interlocutore stesso non può sfuggire e non comportare effetti benefici. 

RESPONSABILITÀ
“Responsabilità” (da “rispondere”) chiama in gioco il livello della nostra risposta che, come tale, dipende innanzitutto dalla percezione che abbiamo della domanda. La domanda di salute non riguarda mai solo la guarigione dal sintomo, ma è carica di interrogativi spesso drammatici, dalle cause della malattia ai suoi riverberi sulla vita futura, al confronto con la morte. D’altra parte, non si possono dettare al curante limiti alla sua disponibilità (anche affettiva) nel mettersi in gioco, ma quel che mi sembra da superare è lo stadio dell’asettica comunicazione tecnica su diagnosi e percorso terapeutico.  

INCLUSIONE
È oggi la parola passe-partout e come tale da vagliare. C’è un aspetto di cultura in senso etnico, di linguaggio e tradizione, che richiede una chiara percezione delle differenze, a cominciare dalla coscienza della propria identità culturale da parte dei curanti in vista di una relazione umanamente ricca. C’è poi un aspetto delicato, legato alla forte mediatizzazione del tema gender, utile fin che sia perseguita in funzione del superamento di pregiudizi sociali ma anche carica di potenziali effetti controproducenti e di ancor più gravi manipolazioni identitarie. Il primo rischio è favorito da una sistematica violazione del senso del pudore (Lacan), con la conseguente paradossale riduzione del paziente alla tendenza sessuale che si vorrebbe normalizzare; il secondo si configura a volte come indebita precoce pressione volta ad affrettare le tappe di cambiamenti di genere irreversibili. 

INNOVAZIONE
C’è un macroscopico dato nuovo: la presenza della Facoltà di medicina, che si rivela essere un grande impulso all’innovazione all’interno dell’EOC. La formazione infermieristica era già sottolineata, così come quella post graduata dei medici assistenti. La Facoltà di medicina ha permesso che questo aspetto della formazione, assunto da tutti gli attori, diventasse un impulso per approfondire le proprie conoscenze e cogliere la sfida della ricerca clinica. 

PROFESSIONALITÀ
Metterei qui l’accento sull’aspetto dell’inter-professionalità e dell’interdisciplinarità, come condivisione e approfondimento di tutti i fattori che permettono la cura. Questo non esime dall’assunzione di responsabilità, che è l’aspetto più importante di un atteggiamento “professionale”. 

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Il punto di vista di Piero Luraschi, membro della Direzione Generale di EOC e Capo dell’Area Risorse Umane fino al 2021. 

RISPETTO
Il rispetto è un modo di porsi che deve essere interiorizzato. Tocca primariamente tre livelli: 

  • Relazione con i pazienti e i loro famigliari (in senso lato, accompagnatori, ecc.), che deve essere caratterizzata dal coinvolgimento delle parti nelle decisioni di cura, senza sorta di discriminazione. 
  • Relazione con i colleghi, atta a valorizzare il loro contributo nell’interesse del paziente, indipendentemente dal ruolo professionale. 
  • Rispetto delle strutture e del materiale d’uso, inteso come attenzione nell’utilizzo delle risorse volto a evitare i danneggiamenti, a preservare la durabilità e combattere lo spreco. 

RESPONSABILITÀ
Assumersi in prima persona, nel rispetto delle proprie competenze, la decisione dell’agire e le sue conseguenze. In altri termini, esercitare il proprio ruolo in modo attivo e non come semplice esecutore in attesa di ordini superiori, rispondendo alle attese dei pazienti e dell’organizzazione. Per chi ricopre ruoli di conduzione, fare proprio l’obiettivo di sviluppare lo spirito di team e le competenze dei subordinati. 

INCLUSIONE
Rendere l’ospedale e i vari servizi che lo compongono un luogo aperto, non discriminante, che sappia piuttosto porre attenzione e far emergere la ricchezza della diversità, in modo che questa non sia percepita come tale. Non vi sono quindi categorie legate alle capacità intellettuali o fisiche, agli orientamenti politici, religiosi, sessuali, all’etnia, ecc. se non funzionali alla cura (fragilità, età, ecc.) 

INNOVAZIONE
Dovrebbe essere la stella polare di chi ha a cuore lo sviluppo della società, delle cure e anche della propria persona. È possibile accettare che non sia per tutti, ma per i ruoli guida (compreso le funzioni non sanitarie) deve rappresentare un obiettivo professionale e un impegno verso l’organizzazione. 

PROFESSIONALITÀ 
È l’esercizio continuo delle competenze e il loro sviluppo. Significa operare utilizzando sempre al meglio e in modo adeguato al contesto le conoscenze professionali, nonché svilupparle affinché i pazienti e l’organizzazione possano beneficiare delle migliori prestazioni. 

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Il punto di vista di Yvonne Willems Cavalli, membro della Direzione Generale di EOC e Capo dell’Area Infermieristica fino al 2019.  

RISPETTO
Questo è un valore imprescindibile nella cura, ed è la prima e più importante caratteristica di relazioni sane e costruttive all’interno del team di cura. Le altre caratteristiche sono fiducia, comunicazione aperta, sostegno visibile e concreto: queste presuppongono, però, il rispetto. Nella pratica clinica il rispetto si esprime attraverso l’ascolto attivo e senza pregiudizi all’interno del team curante (comprese persone in formazione e persone facenti parte del servizio alberghiero), dei familiari e dei pazienti. 

RESPONSABILITÀ
Assumersi la responsabilità delle proprie attitudini, dei propri comportamenti e del proprio lavoro nel quotidiano. Significa riconoscere l’impatto di tutto questo nella cura, sia diretta che indiretta (es. protocolli), ma anche riconoscere l’impatto delle proprie parole/opinioni sugli altri; questo a livello sia clinico che di direzione. 

INCLUSIONE
Si esprime nel prendersi cura di tutti i pazienti senza pregiudizi. Vedere il paziente come una persona: con la sua storia, la sua dignità, la sua cultura e la sua vulnerabilità. Inclusione significa anche promuovere la cultura della partnership con il paziente e di conseguenza promuovere attivamente il suo coinvolgimento come partner attivo nella presa delle decisioni. 

INNOVAZIONE
«La teoria senza la pratica è vuota, la pratica senza la teoria è cieca» (E. Kant). 
Se non siamo aperti alle nuove idee, non può esistere sviluppo. Non deve tuttavia mancare una sana dose di pensiero e di riflessione critica. Questo atteggiamento si esprime nella presa di decisioni di cura, nella stesura e nell’uso di nuovi protocolli di cura, ma anche nell’accettazione di nuovi ruoli e processi legati all’organizzazione del lavoro. Tutti abbiamo la responsabilità di tener conto della realtà e di essere coscienti dell’impatto che l’innovazione ha sulla pratica clinica. 

PROFESSIONALITÀ  
Significa essere emozionalmente presenti ed assumersi la responsabilità del proprio lavoro e della propria formazione. Inoltre, essere disposti a lavorare in modo interprofessionale già a partire dalla formazione continua. In conclusione: prendersi cura del paziente, di sé stessi e del team; curare come vorresti essere curato. 

 

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