Il latte e la polvere
Un racconto a puntate
26 Aprile 2025 – Economia, Medical Humanities, NarrazioniTempo di lettura: 5 minuti
26 Aprile 2025
Economia, Medical Humanities, Narrazioni
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Parmalat, 19 dicembre 2003. Perché un’azienda che dichiara miliardi di euro di liquidità si indebita continuamente per raccogliere fondi? L’anziano signore non aveva pensato a questa semplice domanda, quando aveva sottoscritto l’acquisto delle azioni del gruppo, con una firma, impegnando i risparmi di una vita. Non era il solo. Non ci aveva pensato nemmeno il broker, che aveva consigliato a tanti di investire lì, anche a suo padre, che lavorava il ferro e gli aveva pagato gli studi a furia di saldature. Come mai nessuno ci aveva pensato prima? Forse non avevano visto chiaramente in mezzo a tutti gli zero, i villaggi caraibici e le tornate elettorali? O magari, si sbagliavano i giornali, che quelli prima non vedono niente e poi urlano allo scandalo; un po’ di moderazione, insomma, che qui basta un titolo in prima pagina a far tremare banche, governi e vitelli. Quattordici miliardi di euro di buco, tutti in silenzio prima, quando Parmalat pagava calciatori, politici, operai, giornalisti e chissà chi altro; tutti a parlare dopo, quando è bastata una carta scoperta da 150 milioni di euro a far saltare il banco. 17 anni e 10 mesi di prigione ad uno, qualche anno a qualcun altro, immunità prescrizione oblio ai soliti ignoti. I grandi crolli finanziari hanno un qualcosa di tragicamente affascinante, come l’orchestra del Titanic che continua a suonare mentre la nave affonda e poi il silenzio della polvere quando tutto viene giù, sistemato, ripulito da farlo diventare bianco come il latte. E in mezzo a tutta quella polvere, a quel finimondo, in quel vuoto pneumatico che si crea tra l’apparente perfezione, la crepa di una domanda semplice, il crollo da cinema di Hollywood e il latte bianco, innocente, restano alla fine un broker con una penna in mano e un anziano signore con un foglio che non vale niente e lo dicono pure i tribunali, che il rischio di investimento si sapeva, c’era scritto e legalmente non si può fare niente. Un broker, una penna, un foglio, un anziano signore, un sacco di polvere, un silenzio assordante e quattordici miliardi di euro spariti, che è un po’ come il gioco della sedia, quando finisce la musica e due restano in piedi e si guardano per un momento, perché capiscono di essere rimasti fregati. Si guardano e si chiedono, solo a quel punto, ma come è possibile che un’azienda che dichiara miliardi di euro di liquidità diventi, tutto d’un tratto, il più grande fallimento di un’impresa privata della storia in Europa. Come è possibile? A questo pensava, il nostro broker-eroe, quando alzò il telefono.
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