Intergenerazionalità e case anziani
Le sfide della creazione di una caring community
20 Giugno 2023 – ADiCASITempo di lettura: 8 minuti
20 Giugno 2023
ADiCASI,
Tempo di lettura: 8 minuti
Nell’immaginario collettivo, quando si parla di intergenerazionalità, si figurano anziani sorridenti ed energici che giocano insieme a bambini contenti e portatori di gioia. Questa immagine stereotipata, pur rappresentando un obiettivo reale delle politiche intergenerazionali, costituisce una rappresentazione semplicistica e lontana dalla realtà, per almeno due motivi. Il primo è che anziani e bambini hanno bisogni profondamente diversi, che non possono essere soddisfatti semplicemente facendo condividere loro degli spazi. L’interazione tra generazioni va costruita e gestita, non certo imposta dall’alto. Pur beneficiando grandemente del rapporto col bambino, l’anziano, infatti, ha spesso bisogno di tranquillità e tempi che devono essere garantiti da un’integrazione che crei le occasioni e gli spazi affinché il contatto si concretizzi nel rispetto delle diversità. Il secondo falso mito è che quando si parla di intergenerazionalità si intende il confronto solo tra bambini e anziani e non, invece, tra tutte le generazioni. È proprio nello scambio tra le diverse classi di età che si genera il reale valore del confronto intergenerazionale, ovvero la creazione di comunità in cui le persone si prendono cura una delle altre in un contesto aperto e partecipativo, le cosiddette caring communities.
Trasformare le case per anziani da luoghi di ricovero a luoghi di vita, aperte e integrate nella comunità circostante è alla base del concetto di casa per anziani portato avanti in Svizzera da CURAVIVA, l’associazione mantello del settore, nonché un mantra ormai ben radicato sia tra gli addetti ai lavori che nell’opinione pubblica.
Istituzione e comunità
Riallacciare una rete di connessioni con la comunità è quindi un assioma nella realizzazione dell’intergenerazionalità.
Una rete che trasforma l’esperienza di vivere nella casa anziani, portando i valori dell’inclusione, una cultura della diversità e soprattutto ampliando le opportunità di socializzazione. Offrire servizi e organizzare iniziative per la comunità è il primo passo per coinvolgere.
Nelle esperienze già realizzate è stato importante avvicinare varie fasce d’età, differenze culturali e valorizzare quello che già era presente sul territorio, come associazioni, scuole, eventi culturali e di intrattenimento.
Coordinamento e mediazione
Come si accennava, pianificare il semplice incontro tra i vari elementi non è sufficiente per trasformare e garantire la costruzione della rete e dei legami. La volontà di mettersi in discussione, di cercare di migliorarsi costantemente, uniti al dinamismo e alla ricerca dell’eccellenza sono ingredienti di base di questo passaggio.
Potersi muovere con agilità nell’accogliere i differenti bisogni degli anziani e allo stesso tempo dei vari interlocutori diventa una necessità e per realizzarla occorre acquisire nuove competenze, in particolare in ambito sociale, con modelli operativi interdisciplinari e grande flessibilità.
In particolare, le persone coinvolte nell’animazione (Specialisti in attivazione e animatori) sono coinvolti a tutto tondo in questa trasformazione che li vede, oltre che nel ruolo di realizzatori di attività, anche come mediatori tra i vari bisogni e le differenti capacità.
Dotarsi di professionisti preparati è condizione necessaria ma non sufficiente. Affinché l’intergenerazionalità funzioni realmente è fondamentale che all’interno della struttura vi sia una cultura adatta, in cui l’apertura, la diversità e il confronto con gli “esterni” vengano percepiti come valori e non come intralci al quotidiano. Un humus culturale che non deve accomunare soltanto il personale di cura e gli animatori, ma tutti all’interno della casa anziani: dal cuoco pronto a fare un pasto in più se il volontario si ferma a pranzo, agli addetti delle pulizie che si trovano un carico extra di lavoro a seguito di un’attività, e così via.
L’obiettivo chiaro a cui tendere è quello di mantenere una rete formale di supporto e allo stesso tempo di costruire e sviluppare una rete informale orientata al benessere sociale del vivere gli spazi della casa anziani.
Rete informale ben espressa, ad esempio, dal ruolo dei volontari ma non solo. Capita che frequentatori abituali instaurino relazioni significative con le persone che abitano la casa anziani. Alcuni progetti sul territorio, come la piattaforma “Nipoti si diventa” (nipotisidiventa.ch), vanno a valorizzare in particolar modo questo aspetto.
Le attività non solo come fine, ma anche come mezzo
Le attività svolte (artistiche, culturali, di intrattenimento, ecc.) sono il cuore pulsante delle politiche intergenerazionali. Tuttavia, se l’obiettivo ultimo è la creazione di una caring community in cui le generazioni si supportino nella soddisfazione dei rispettivi bisogni, ecco che tali attività rappresentano una sorta di espediente, da cui può nascere la vera e propria relazione intergenerazionale.
Architettura quale fattore facilitante
Cultura organizzativa, professionisti e attività sono fattori fondamentali affinché la relazione intergenerazionale si sviluppi. Tuttavia, è altrettanto importante che vi sia uno spazio fisico adeguato. Alcune esperienze create negli anni hanno riunito conoscenze su più fronti per la creazione di spazi efficaci e la definizione del loro modello architettonico. È emersa la necessità di avere una casa che sia integrata nel tessuto comunale e non un edifico isolato, l’importanza di avere molti ingressi anziché un’unica porta e un piano terra aperto a tutti e che possa accogliere una serie di servizi per la popolazione: dal panettiere alla gelateria, dal parrucchiere al fisioterapista. O, ancora, la flessibilità degli spazi, l’organizzazione delle residenze, l’importanza di avere connessioni visive e non spazi isolati. Questi sono solo alcuni esempi che ben testimoniano come, per sviluppare l’intergenerazionalità, il contenitore è altrettanto importante del contenuto.
Quattro ingredienti, tra i molti, che ben rendono l’idea di cosa significhi intergenerazionalità in una casa per anziani, la cui apertura non sia soltanto fisica ma funzionale a rendere accessibile la socialità agli anziani. In questo senso la casa per anziani va oltre la propria missione di accoglienza, trasformandosi in un luogo di mediazione tra diverse culture e generazioni.
Cosa ne pensi?
Condividi le tue riflessioni
e partecipa al dialogo
Lascia un commento