La cura in noir
Medici d’autore
Questo contributo fa parte di una rubrica. Trovate il primo numero qui.
1 Maggio 2025 – Medical Humanities, Arte, NarrazioniTempo di lettura: 6 minuti
1 Maggio 2025
Medical Humanities, Arte, Narrazioni
Tempo di lettura: 6 minuti
Ricordate quell’ultima passeggiata serale al corso, dove siete entrati in una libreria? Forse, dopo aver varcato la soglia, eravate già lì con in mano un bel librone di cucina dalla copertina ruvida. Vanno di moda, a quanto pare.
Se non ha successo, si decide di alleggerire l’esperienza cinestetica e caricare senza timore la sezione di Psicologia. Per virare magari alla Filosofia teoretica, sosta comune per il compratore di libri medio (alto) curioso di scienze umane. Cade quindi lo sguardo su quel classico che non avete mai avuto tempo di leggere. Ma è lì.
«Tanto questo lo ristampano», vi ripetete.
Il pellegrinaggio tattile/olfattivo prosegue quindi alla sezione Arte e Fotografia. Senza nemmeno rendersene conto ci si ritrova a sfogliare un altro librone, coperto di polvere e ditate distratte. Con un certo gusto si stringe il tomo tra i palmi, piuttosto fieri del fatto che, forse, non è mai stato notato da nessuno in quella libreria. Quell’artista dello spazialismo giapponese anni Ottanta risveglia magicamente brividi tali da far venir voglia di abbandonarlo inesorabilmente lì, che non si sa mai. Magari un giorno si vuoterà da solo un intero scaffale della libreria casalinga. Per lasciargli il posto che merita, chiaro.
La conclusione è quasi sempre la famigerata “colonna dei fidati”, l’ultimo baluardo della rassicurazione.
Il famoso piedistallo dei bestseller e proposte del momento che rappresenta, senza giudizio, il naturale epilogo di una incursione serale in libreria.
O perlomeno della mia solita.
Anche i libri dei medici scrittori escono però in libreria. E Medici d’autore è la rubrica che può spingerti a passeggiare più a lungo presso il tuo libraio di fiducia. O almeno, raccomanda qualche buon libro. Scritto da qualche buon medico.
Patrizia Valpiani torna infatti in libreria questi giorni con La maledizione di Joshua (Pedrini edizioni 2025). Noir coinvolgente che proietta il lettore in un’atmosfera sospesa tra il thriller psicologico e la riflessione esistenziale. Mica poco, per un libricino di centocinquanta pagine.
Valpiani è medico di professione, vincitrice di diversi premi letterari nazionali e oggi presidente onoraria dell’Associazione medici scrittori italiani. La scrittrice dimostra, con Joshua, che ancora una volta
quando Medicina e Letteratura si incontrano, il risultato è una narrativa potente e profondamente umana.
La trama del romanzo segue le vicende di Pietro Jackson, protagonista tormentato e complesso, immerso in una vicenda dai contorni inquietanti, dove il confine tra razionale e irrazionale, Scienza e superstizione, sembra dissolversi in una nebbia fatta di dubbi e ossessioni. Tra i protagonisti, tra l’altro, anche una coppia di medici (alter ego), che tra note di passione e ritorni alla realtà intrecciano la storia. Lui, medico legale, lei, medico scrittrice di successo. In qualche modo, finiscono sempre a lavorare al caso. Due narrazioni parallele compongono invece questo romanzo, che alla fine si congiungono in una comunione di coincidenze insolite. Da una parte Joshua, ebreo anziano che vive a Santa Fé in Argentina che medita di tornare in Italia per alcune faccende in sospeso dai tempi della Seconda guerra. Dall’altra Pietro Jackson, che accompagna l’amico giornalista Matteo per seguire una pista su una serie di omicidi, avvenuti tra la Valle Maggia in Svizzera italiana e il Verbano italiano.
La forza del romanzo risiede nella capacità dell’autrice di usare la propria esperienza clinica per scavare nei recessi più profondi della mente umana, trasformando il corpo e la psiche in luoghi d’indagine privilegiati, teatro ideale per un noir che non lascia tregua alla lettura. Spoiler alert: si tratta di una saga. È questo il quarto romanzo.
Valpiani è anche poetessa però: il legame indissolubile tra poesia e noir ce lo spiega lei, in un recente articolo autografo pubblicato su questa stessa rivista.
Per dare un’idea dello stile e del raffinato labor limae del suo noir, cito solo un passaggio: «Joshua legge e rilegge più volte ad alta voce. Ha deciso: dei suoi antichi nemici, la crosta della terra non sentirà più il peso del passo, del loro sangue dovrà perdersi il colore. Il suo volto è intagliato dal tempo, devastato dagli eventi della vita» (p. 12).
Con stile elegante e un ritmo narrativo impeccabile, Valpiani costruisce una storia dove il mistero medico si intreccia al dramma personale dei protagonisti, svelando lentamente la dimensione umana della morte. È in questo spazio narrativo sospeso che emerge con forza il messaggio dell’Umanesimo clinico:
la morte, come la malattia, non è soltanto un enigma da risolvere, ma una condizione umana da comprendere, narrare, e, forse, esorcizzare.
Con La maledizione di Joshua, Patrizia Valpiani offre quindi non solo un noir avvincente, ma anche una riflessione sottile e metacognitiva sul potere terapeutico della parola e sulla necessità di un approccio umanistico alla Medicina contemporanea. Uno dei protagonisti d’altronde è sia medico che scrittore, come detto, che spesso interviene nell’intreccio con intuizioni audaci e uniche.
Tornate in libreria. Resistete alle infatuazioni nipponiche e scovatelo. È un ottimo momento per farsi quella passeggiata serale e dare un’occhiata a un nuovo libro. Da assumere dopo i pasti due volte al giorno, rigorosamente senza prescrizione medica.
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