La Preghiera del Vegliatore
Una voce nel silenzio della notte
«La “Preghiera del Vegliatore” è il modo con cui ho voluto raccontare cosa sia stato per me essere vegliatore; è il mio ringraziamento all’OTAF, agli ospiti e ai colleghi, a tutti coloro che volendomi bene mi hanno aiutato a ritrovare il gusto, il piacere di essere di nuovo sulla via della vita aperta, nonostante gli scivoloni, le cadute, le chiusure. Siamo creature agili, che grazie al dono dell’amicizia imparano a chiedere aiuto, a essere pronte a dare una mano. Con una risata ci risolleviamo e con cuore sincero e leggero, preghiamo». Andrea Cioni
17 Aprile 2025 – Testimonianze, Disabilità, Medical HumanitiesTempo di lettura: 5 minuti
17 Aprile 2025
Testimonianze, Disabilità, Medical Humanities
Tempo di lettura: 5 minuti
Quando i suoni, i rumori e le voci del giorno si smorzano, sul confine tra luce e tenebre, io arrivo, per accompagnarti nel tuo viaggio notturno, per vegliare il tuo riposo.
Sono la tua sentinella fedele, che non ti lascerà mai solo fino al mattino.
Le mie notti insonni sono ciò che ti offro, ciò su cui puoi sempre contare. Ci sono pensieri che sbocciano solo di notte, come il fiore di gelsomino. A volte, non resta altro che questo sacro tempo, prima che il loro profumo svanisca, ma non temere:
il tuo sentire, i tuoi pensieri non andranno persi, ne avrò cura io per te.
E quando il tuo sonno è turbato e in sogni oscuri sei imprigionato,
io sono le parole che ti si fanno vicine nel silenzio a volte opprimente della notte.
Le senti? È la preghiera della sentinella, che riscuote dal sonno mortale, riaprendoti gli occhi alla tenue luce di una stella, piccolo faro di speranza.
Una notte non riuscivi a dormire. Mi chiedesti cos’erano quelle parole che avevi dentro, che sentivi soprattutto di notte e ti soffocavano, ma poi di giorno svanivano. Eri innamorato e non lo sapevi. Ti dissi che era poesia; mi domandasti da dove veniva e fu così che ci inventammo insieme una storia.
Un giorno che fu, quando ancora l’alba non c’era a imbiancare il cielo né il tramonto a incendiarlo, Dio ebbe un’idea che gli parve bellissima, e quello fu il giorno in cui Dio pensò l’essere umano. S’innamorò talmente della sua idea che la volle sempre nuova, e fu così che creò l’alba e il tramonto, perché ci fossero giorni sempre nuovi e sempre daccapo ripensarla e innamorarsene come se ogni volta fosse la prima.
Da innamorato, volle fare un dono a quella sua idea. E il dono più bello a cui pensò fu la vita, e fu così che nacque l’uomo e nacque la donna. Dio tanto s’innamorò di quei suoi viventi pensieri che volle per loro un altro dono speciale: inviò la Parola, e fu così che nacque il linguaggio.
Con una lunga lettera disse loro quanto li amava, e fu così che nacque la Scrittura. E l’uomo e la donna risposero alla lettera di Dio e fu così che nacque la Poesia, e la consuetudine a scriversi che hanno gli amanti.
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