Medici d’autore

Una rubrica sui medici -umanisti- scrittori 

Le ricerche dimostrano che l’Umanistica medica, o meglio, -Umanesimo clinico- come lo definisce Graziano Martignoni, ha, tra le altre cose, il gravoso compito di sviluppare empatia, ascolto e consapevolezza nei professionisti della cura. Avrei potuto parlare di Medical Humanities ma francamente, è bello uscir fuori della logica degli inglesismi sempre più diffusi tra gli italofoni negli ultimi tempi.  

Proprio in questa rubrica, la prima parte della formula, “Umanesimo”, è uno dei loci che occorre ispezionare più in profondità.

Perché l’Umanesimo clinico pone l’accento in maniera inequivocabile sul valore della narrazione per l’Arte medica.

La poetessa e scrittrice Patrizia Valpiani, in una recente presentazione del suo ultimo romanzo noir, ha detto che «tra poesia e narrativa c’è un legame: un conto è il giallo, un altro è il noir. Questa passione [la letteratura] è qualcosa che ci rende più leggero il quotidiano: l’uso sensibile della parola, detta ma anche scritta, aiuta chi legge o ascolta ma anche chi scrive». 

Nella sua fortunata saga su Pietro Jackson, Patrizia Valpiani gioca con la logica deduttiva tanto cara a medici e giallisti. Nei suoi libri la malattia diventa talvolta una metafora: il corpo, la mente, una scena del crimine. La Medicina, seppur filtrata dalla lente ironica della narrativa, è onnipresente nella narrazione: nei personaggi, nei contesti, nei dialoghi che oscillano tra fisica quantistica e termodinamica dei sentimenti. 

E se ci chiediamo che c’entri tutto ciò con l’Umanesimo clinico, la risposta è semplice: Valpiani racconta l’umano.

Ho detto poetessa e scrittrice? Patrizia Valpiani non solo è una professionista della scrittura, ma anche un medico affermato. Eh, sì. Ed esercita ancora la professione medica in qualità di direttrice di una struttura sanitaria in Italia. Non è nemmeno l’unica: come lei, centinaia di altri professionisti della salute (in Svizzera, nel mondo!) “condividono questa passione” (sic) e la declinano secondo le loro esperienze, posando la sera lo stetoscopio sulla scrivania per inforcare la penna e scrivere. Valpiani scrive con strumenti che medici e letterati condividono: osservazione clinica, attenzione per il dettaglio, empatia. La sua scrittura ci ricorda che la cura non è solo intervento, ma anche comprensione, ascolto, narrazione.  

Il medico scrittore o meglio, il medico – umanista – scrittore, è una figura ibrida, forse atipica, ma sempre più interessante e necessaria in un’epoca che ha bisogno di ponti tra saperi.

Ecco perché questa rubrica si propone di raccontare su chi oggi, nella doppia veste di curante e autore, coltiva una Medicina che cura anche con le parole.

Almeno, qualche pillola.  

Se siete arrivati fin qui, non vi resta che seguire questa rubrica nel prossimo appuntamento, dove faremo emergere proprio la voce affascinante e unica di Patrizia Valpiani nel suo ultimo noir, La maledizione di Joshua (2025). Un romanzo che ci fa capire come la narrativa possa essere un mezzo per esplorare, con ironia e profondità, gli abissi del corpo e della mente umana. E magari intuire che, in fondo, ogni medico scrittore è un anatomopatologo del reale.  

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5 risposte a “Medici d’autore”

  1. Donatella

    Una raffinata meditazione su una medicina che non ha perso la capacità di ascoltare, comprendere e raccontare. È raro imbattersi in una narrazione così armoniosa, dove scienza e parola si intrecciano con grazia, dando voce a una visione profonda e sensibile della cura. La figura di Patrizia Valpiani emerge con forza e delicatezza, incarnando l’ideale del medico che sa unire competenza clinica e sguardo umanistico.

  2. Antonino Mazzone

    Dovere del medico e la tutela della vita,della salute fisica e psichica dell uomo il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana.Senza distinzioni di età ……La sanità non può essere che pubblica, per compassione,fratellanza ed equità,capisco che sono parole non di moda così finiva una mia lettera al Quotidiano Sanità del 5 febbraio 2025

  3. Silvio Giono-Calvetto

    Molto interessante. Vi segnalo che sta per uscire una raccolta di racconti tutti scritti da medici o altro personale di cura (infermieri, psicologi…) basata sugli effetti “collaterali” che il prendersi cura causa ai curanti. La prefazione al libro è stata curata dal presidente dell’AMSI, Giuseppe Ruggeri e sarà presentato al prossimo Salone del Libro di Torino

  4. Alessandro Bocchini

    Un mondo ancora inesplorato, sul quale è importante iniziare a puntare i riflettori. Per la bellezza in sé della sensibilità delle parole che per il contributo che sicuramente fornisce a chi lo dona e a chi lo riceve.

  5. Govinda

    Tematica interessante, bello pensare come uscire da una dimensione di stress di dinamiche di dolore e responsabilità sulla vita delle persone tramite l’arte e la scrittura… È un connubio con potenzialità enormi per mantere la sensibilità e mantenere l’entusiasmo, tutto questo prendendosi cure di sé esprimendo ciò che c’è dentro. Grazie mille per l’articolo stimolante, aspetto con gioia i prossimi.

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5 pensieri su “Medici d’autore

  1. Donatella dice:

    Una raffinata meditazione su una medicina che non ha perso la capacità di ascoltare, comprendere e raccontare. È raro imbattersi in una narrazione così armoniosa, dove scienza e parola si intrecciano con grazia, dando voce a una visione profonda e sensibile della cura. La figura di Patrizia Valpiani emerge con forza e delicatezza, incarnando l’ideale del medico che sa unire competenza clinica e sguardo umanistico.

  2. Antonino Mazzone dice:

    Dovere del medico e la tutela della vita,della salute fisica e psichica dell uomo il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana.Senza distinzioni di età ……La sanità non può essere che pubblica, per compassione,fratellanza ed equità,capisco che sono parole non di moda così finiva una mia lettera al Quotidiano Sanità del 5 febbraio 2025

  3. Silvio Giono-Calvetto dice:

    Molto interessante. Vi segnalo che sta per uscire una raccolta di racconti tutti scritti da medici o altro personale di cura (infermieri, psicologi…) basata sugli effetti “collaterali” che il prendersi cura causa ai curanti. La prefazione al libro è stata curata dal presidente dell’AMSI, Giuseppe Ruggeri e sarà presentato al prossimo Salone del Libro di Torino

  4. Alessandro Bocchini dice:

    Un mondo ancora inesplorato, sul quale è importante iniziare a puntare i riflettori. Per la bellezza in sé della sensibilità delle parole che per il contributo che sicuramente fornisce a chi lo dona e a chi lo riceve.

  5. Govinda dice:

    Tematica interessante, bello pensare come uscire da una dimensione di stress di dinamiche di dolore e responsabilità sulla vita delle persone tramite l’arte e la scrittura… È un connubio con potenzialità enormi per mantere la sensibilità e mantenere l’entusiasmo, tutto questo prendendosi cure di sé esprimendo ciò che c’è dentro. Grazie mille per l’articolo stimolante, aspetto con gioia i prossimi.

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