Post Scriptum (2025) – Parte 2
Dio degli eserciti o Dio della Sublimazione
La prima parte di questo articolo è consultabile qui.
17 Marzo 2025 – Storia, Dolore, Emergenza, Libertà, PsichiatriaTempo di lettura: 12 minuti
17 Marzo 2025
Storia, Dolore, Emergenza, Libertà, Psichiatria
Tempo di lettura: 12 minuti
Vecchio e malato, ma in salvo dalle persecuzioni nazifasciste, a cui peraltro non sarebbero sopravvissute le sue sorelle, Freud vive la parte estrema della sua vita a Londra, si meraviglia dell’antisemitismo che ritrova anche in Inghilterra, e afferma che piuttosto avrebbe dovuto essere presente nei cuori degli inglesi un sentimento di compassione, visto l’enorme aumento delle persecuzioni antiebraiche e delle conseguenti sofferenze per il popolo ebraico stesso [1].
Caro e vecchio Freud, che aldilà delle dotte disamine intellettuali, invoca di slancio con ingenuità e profondità il sentimento di cui dovremmo tutti alla fine accorgerci di aver bisogno e di voler far uso: la compassione, come attenti osservatori, come pietose vittime e anche finalmente come impietositi carnefici, la compassione. E, in questo, Freud è profondamente determinato dalla sua eredità ebraica. Ma è un sentimento utile la pietà ed il suo congenere il perdono, si chiedeva Henry Smith, perplesso [2].
Eppure, da un punto di vista evolutivo e forse storico, il perdono potrebbe essere visto come l’erede ideale della primitiva vendicatività veterotestamentaria (occhio per occhio…), e poi della giustizia mosaica, senza dimenticare l’Anno Giubilare, che è una invenzione ebraica, finalizzata al condono di tutti i debiti materiali e morali. Forse dalla vendicatività al perdono, questo potrebbe essere in filigrana il destino dell’Umanità, la sua storia segreta, che interrogava e stupiva Freud quando si chiedeva di dove venisse la sublimazione, l’impulso al perfezionamento, la civilizzazione, la misteriosa spiritualità.
Egli allude nelle sue opere più mature ad una inquietante ed eterno conflitto tra oscure, quasi indecifrabili forze di Vita e di Morte. Come utilizzare questa suggestione? È possibile forse tentare di leggere la storia dell’Umanità come una tensione verso la Spiritualità, Freud diceva verso la Kultur, la Civilizzazione, caratterizzata dalla rinuncia istintuale, il prevalere dell’Intelletto e della Spiritualità sulla soddisfazione istintuale, libidica ed aggressiva. Questo cammino è ostacolato da mille difficoltà, regressioni, conflitti, minacce, intendiamoci senza nessuna certezza di poter pervenire alla meta ambita, ma sicuri comunque, e almeno parzialmente consapevoli di questa tensione irrinunciabile
Soprattutto di queste difficoltà che si interpongono alla Kultur dovremmo capire di più, ormai resi in qualche modo edotti di quella silenziosa muta pulsione distruttiva ed autodistruttiva che sempre ci minaccia, emergendo implacabile sotto forma di regressioni, devastanti attacchi ai legami costruttivi, dinieghi e deliri, arcaiche scissioni e rozze identificazioni proiettive incapaci di farci comunicare, grossolane idealizzazioni ed auto idealizzazioni, soluzioni mediocri e perverse.
Questa pulsione si configura allora come un attacco alla verità, quest’ultima idealmente impregnata del Principio di Realtà, e contenuta nel mondo esterno e nel mondo interno, oggetto di una instancabile aspirazione umana.
O piuttosto si tratta di una specifica vicissitudine di questa pulsione, in ultima analisi la Pulsione di Morte, che potrebbe però conoscere altri e meno infausti destini?
Il popolo ebraico si è quasi storicamente costituito a partire da Mosè, che ne è il celebrato creatore e fondatore. Era tuttavia un popolo, o piuttosto un insieme di tribù dedite perlopiù alla pastorizia, dotato di una tradizione antichissima e leggendaria, adamitica e poi decisiva quella del padre Abramo, destinato a diventare il padre di tutte le genti, vedremo come. Credo che da una riflessione su questi fondamenti potrebbe prendere spunto una rinnovata considerazione sull’antisemitismo, che forse ci potrebbe aiutare.
Mosè è un capo militare, un legislatore ed una guida spirituale.
Questa sequenza può essere vista in senso spaziale e/o temporale. Capo militare nel momento della fuga dall’Egitto, legislatore nel momento in cui ritiene ragionevolmente di dovere dare una costituzione ad una nascente nazione, una guida spirituale da sempre nelle sue intenzioni di affidare a questo popolo schiavo e confuso la propria eredità monoteistica, dunque universale, e spiritualistica, quindi fondata solo sull’etica che è il fondamento dello spirito umano. Per intenderci qualcosa che è fondata solo sulla riflessione interiore, sul Bene di tutti gli uomini, sull’osservanza di una legge universale, qualcosa che idealmente anticipa l’etica kantiana, l’uomo, ogni uomo come fine in sé stesso. Il nocciolo della legge mosaica è questo, anche se subirà delle trasformazioni.
Quando il popolo ebraico arriva in vista della Terra Promessa si attrezza per compiere una devastante azione militare che porta alla occupazione delle terre che erano state loro promesse dal loro Dio, un Dio degli Eserciti dal braccio potente, capace di distruggere tutti i loro nemici(?), cioè gli abitatori legittimi di quelle terre. Il Dio degli Ebrei sembra destinare loro stranamente un territorio che appartiene ad altri, togliendolo colla forza a questi ultimi, combattendo a fianco del suo(?) popolo, incoraggiando a passare a filo di spada i malcapitati abitanti della Terra Promessa. Questa natura guerresca e distruttiva sembra essere a questo punto della loro vicenda, alla radice storica del popolo ebraico, che non pare essere riuscito a liberarsene del tutto, a trasformarla pienamente in modo sublimativo e spirituale.
Freud stesso considera la doppia caratteristica del Dio ebraico, Dio degli eserciti e Dio della Civiltà e della Kultur. Una contraddizione insanabile? Il misconoscimento di queste due caratteristiche della divinità e la loro confusione comporta il rischio della valorizzazione della distruttività sotto forma di pretesa e imperscrutabile giustizia, e dunque anche quello di una dissociazione della natura aggressiva del proprio Dio, di cui viene unilateralmente e paradossalmente valorizzato il carattere violento, vendicativo e punitivo sotto forma di progetto salvifico, elettivo e parziale, e di ineludibile destino.
Come dicevo, si tratta di un rischio fatale, gravido di conseguenze storiche e spirituali, non solo per gli Ebrei.
Basti pensare come la propria religione sia stata (e sia tuttora) invocata a tutte le latitudini per compiere terribili eccidi materiali e/o ideologici. Per esempio, a conferma di questa lettura, si legge nella Genesi che Dio rivendica il suo diritto alla spietata punizione dell’umanità peccatrice, laddove solo l’intervento di Abramo riesce a placarne almeno temporaneamente la giustizia distruttiva, invocando pietà e perdono fosse anche per un solo giusto. La compassione di Abramo rischia di essere derubricata a debolezza se non a disobbedienza al volere indiscutibile e incomprensibile di Dio.
Spero che sia chiaro che il concetto di Dio mi permette di discutere sia della genesi arcaica, sia, come vedremo, della evoluzione del Super-Io.
In quest’ultimo biblico caso un Super-Io arcaico onnipotente e vendicativo, che ricorda da vicino quello precoce della Klein o il “Super”-Io ostruente di Bion. Ma anche un Super-Io che si lascia intenerire dal fragile e tenero Abramo dell’episodio. Questo stesso Dio è quello che distrugge per esempio tutti i primogeniti maschi del popolo egizio, senza curarsi delle sofferenze che provoca, anzi cercandole per ottenere con la violenza i suoi scopi, a vantaggio di un popolo incomprensibilmente privilegiato, salvo che per la sua fede monoteistica, peraltro tutt’altro che ben definita e salda. In questo caso si tenta di far passare una rappresentazione di un Padre celeste niente affatto universale, che privilegia una parte dei suoi figli certamente dolenti, ma che invia dolore a una parte dell’umanità in qualche modo disconosciuta.
Questo stesso Dio è quello che, in un altro passo biblico, chiede ai suoi angeli di indurre Achab ad attaccare battaglia allo scopo di perderlo, facendo ricorso all’inganno della promessa di una vittoria militare per spingere il malcapitato che si fida, ad agire per la propria distruzione (ricordo che Melville in Moby Dick sceglie per il capitano del brigantino Pequod il nome di Achab, personaggio ossessionato dal male e dalla vendetta nei confronti del mostro marino che lo ha mutilato, incapace a causa delle sue proiezioni di vedere il male dentro di sé, e destinato così alla autodistruzione, oltre che alla distruzione di tutto il suo equipaggio, fatto salvo il mozzo narratore Ismaele(!). Dobbiamo dunque pensare che questo sia il destino dei deliri paranoici che impediscono la Pietà verso se stessi e verso gli altri?).
Il tema dell’inganno, in questo caso del Dio ingannatore, ha un ruolo curiosamente importante nell’Antico Testamento, spesso acriticamente giustificato, nel senso del fine che giustifica i mezzi. Ne parlerò in altra sede. Qui quel che conta è la rappresentazione di un Dio malevolo che vuole la perdizione di un suo figlio (?). Del resto, questo è il Dio che, deluso dal proprio popolo peccatore, aveva mandato un micidiale diluvio assolutamente genocida della razza umana, se non fosse per un resto minuscolo, Noè e la sua famiglia. Noè d’altronde è l’inventore non solo del vino ma anche della ubriacatura, che sembra a buon diritto comparire nella storia dell’umanità come inebriante di fronte ad una immane tragedia che sembra inconsolabile, il lutto di una intera umanità, ed il lutto melanconico impossibile della bontà di Dio [3].
L’uomo Noè non sopporta l’idea di un Dio che punisce in modo così spietato l’umanità peccatrice, e si ubriaca per disperazione.
In questa disperazione di Noè è insito il desiderio di un Padre buono e misericordioso, che ancora non si vede. Questo potrebbe trasformarsi e si trasformerà, come vedremo, nel pentimento di Dio e nel patto di alleanza e di amore con gli uomini, e nel lutto da parte degli uomini che coglie forse ora la sofferenza di Dio e la sua impotenza nella relazione d’oggetto con l’uomo, vissuto infine come creatura dotata di libertà ma anche di inconsapevolezza fatale seppure parziale. Il lutto eccezionalmente importante dell’onnipotenza di Dio. Ci tornerò ovviamente.
Bibliografia
[1] S. Freud, Antisemitismo in Inghilterra, Opere, Boringhieri 1979.
[2] H. Smith, Leaps of Faith: Is Forgiveness a Useful Concept?, Int. J. Psychoanal., 2008, 89, 5.
[3] J. Steiner, The Conflict between Mourning and Melancholia, Psychoanal. Q., 2005, 74, 1.
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