Quaderni delle Medical Humanities

Lungo i Sentieri nelle Medical Humanities i lettori sono invitati a portare con sé dei Quaderni che approfondiscono, di numero in numero, una selezione di parole-guida legate alle Medical Humanities e all’Etica Clinica. I Quaderni delle Medical Humanities nascono con l’intento di instaurare un dialogo tra cartaceo, lettore e online, così da svelare riflessioni dinamiche, radicate e proiettate nell’esistenza della persona che legge; in linea con la natura delle Medical Humanities, che vivono accanto al letto di chi soffre e non solo nel mondo delle idee. I Quaderni si strutturano attorno a un’introduzione, un approfondimento, un’intervista e due sezioni pensate per allargare i confini della rivista: alcuni contenuti sono dedicati a prendersi cura dei curanti, altri sono un occhio narrativo sull’arte, spesso forma e sostanza di Medical Humanities.

Ogni numero si chiude con alcune pagine bianche, pensate per lasciare spazio al pensiero del lettore: uno spazio fisico, ma anche mentale, una radura a cui il lettore giunge dopo essersi incamminato lungo Sentieri inesplorati. La nostra speranza è che questo luogo sia un approdo per il lettore, da cui ripartire per inoltrarsi in nuovi percorsi e a cui sempre ritornare dopo il faticoso cammino.

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Numero singolo: CHF / € 25.-
Abbonamento annuale (2 numeri): Svizzera CHF 45.- / Europa € 60.-

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IV - Giustizia

IV - Giustizia

La giustizia e l’interrogativo del limite

        La giustizia è uno dei quattro principi della bioetica; è una parola chiave della Cura. L’esperienza della fragilità è segnata da questa parola. Nella malattia, nostra o di un nostro caro, spesso ci interroghiamo su quanto questo evento sia o meno giusto. Nella disabilità ci chiediamo se l’esistenza sia stata giusta con noi e se la società che abitiamo sia attenta ai nostri bisogni, alle nostre particolarità oppure se sia radicalmente ingiusta. Nella vita di tutti i giorni siamo travolti dalla questione della giustizia....
        La giustizia è l’interrogativo del limite, che contraddistingue la nostra esistenza fin dai nostri primi respiri. Il riscoprirsi finiti pone la questione della giustizia. Perché si muore? Perché si soffre? Perché si è soli e abbandonati? È alla luce della nostra natura limitata che la giustizia si manifesta come problema del nostro esistere, da cui non possiamo né scappare né rimanere. Si crea così un movimento oscillatorio: in alcuni momenti il tema della giustizia diventa centrale nei nostri pensieri, in altri esso si allontana, diventa periferico o parziale. Allora, questo numero dei Quaderni delle Medical Humanities vuole (ri)portare al centro del dibattito clinico e pubblico la giustizia in tutta la sua complessità: esistenziale, narrativa, giudiziaria, medica, etica, artistica, sociale.
        Dopo aver parlato di Voce, Segreto, Umiltà, arriviamo ad una parola che si interseca con tutte le precedenti – sì, perché il dare voce è spesso un atto di giustizia; relazionarsi con un segreto richiede un’attenzione ad essa; e senza umiltà non si può pensare autenticamente la differenza tra giustizia e ingiustizia – aprendo la strada a tutte le altre parole che verranno e che non potranno prescindere da questa riflessione complessa sulla giustizia. Perché la Cura richiede giustizia, perché il nostro esistere aspira ad essa fino ai nostri ultimi respiri.
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Introduzione
Giustizia
Pierpaolo Vettori

Approfondimento • Giustizia
Mondo giudiziario e medico
Bruno Balestra

Equità nelle cure
Brenno Balestra

Giustizia nelle cure palliative
Equità di accesso per popolazioni vulnerabili
Claudia Gamondi

Coltivare giustizia
Un reportage fotografico
Alberto Maria Mazza


Shadia Novena

Intervista
«La giustizia è una cosa che manca»
Intervista a Paolo Vineis, epidemiologo dell’Imperial College di Londra
Nicolò Saverio Centemero

Curare i curanti
La difesa della dignità non è un valore negoziabile
Io, Daniel Blake, Ken Loach, Gran Bretagna/Francia/Belgio, 2016
Martina Malacrida Nembrini

Immagini per le Medical Humanities
Portfolio
Allievi della Scuola Cantonale d’Arte

Rappresentare la giustizia per gli allievi di terzo anno della Scuola cantonale d’arte
Charlotte Sironi Tron

Per questo numero è stato scelto di rendere consultabile l’articolo “Giustizia nelle cure palliative. Equità di accesso per persone vulnerabili”, scritto da Claudia Gamondi.

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III - Umiltà

III - Umiltà

L’umiltà delle virgole

Voce, Segreto, Umiltà: le prime tre parole dei nostri Quaderni delle Medical Humanities. Un anno e mezzo di lavoro, di discussioni, pensieri e parole; nella redazione, nel dietro le quinte di questi numeri, dove l’umiltà intellettuale è un prerequisito essenziale. Si propone un’idea, se ne sceglie un’altra. Si opta per un pezzo e poi si devono perseguire altre strade. Si taglia modifica rimanda – ops – si corregge: le virgole sono spesso un’opportunità per esercitare l’umiltà nel lavoro redazionale. A volte si deve difendere una virgola a tutti i costi, altre si deve accettare di spostare o rinunciare a quel piccolo segnetto. Ci ricorda un po’ la vita, no? ...    
        Sono molte le similitudini tra il lavoro redazionale e la vita. Si può dire lo stesso di molte altre attività umane, ma quella redazionale sottolinea una dimensione fondamentale dell’esistere umano: la Cura, che è a fondamento anche di questa nostra Rivista per le Medical Humanities. Si lavora molto per prendersi cura di queste parole, che leggerete. Si tenta con impegno di progettare un numero che possa essere testimonianza di Cura, ma anche un invito ad essa. Si combatte per una virgola, perché spesso la differenza tra curare e sanitizzare è racchiusa nella sfumatura di una virgola messa qui, o messa là.    
          L’umiltà delle virgole è, quindi, il tessuto invisibile di questo nostro numero e di tutti gli altri che sono usciti e usciranno, così come di ogni contributo che esce sui nostri Sentieri nelle Medical Humanities. È l’umiltà nascosta nei secondi su secondi dedicati ad ogni virgola. È l’umiltà di ogni virgola, che spesso non viene neanche vista ma da sola può modificare il senso di un’intera esistenza – ops – di una frase intera. È l’umiltà di ogni gesto di Cura, che tenta di accogliere i silenzi del dolore, anche con un impercettibile accenno, un tratto nero che incide la bianca solitudine con un sono qui per te.

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Introduzione
L’umiltà come questione originaria
Le radici dell’uomo umile
Danilo Serra

Approfondimento • Umiltà
Il dolore cronico come maestro d’umiltà
Claudia Bozzaro

Oltre l’ego
L’umiltà come necessità nella relazione di cura
Mattia Lepori

Umiltà nell’errore medico
Alcune considerazioni giuridico-comunicative
Davide Cerutti

La ricerca senza umiltà non è scienza, ma solo arroganza
Angelica Giambelluca

Quella Peugeot 304 cabriolet color bronzo, là fuori
Roberto Ferrucci

La ferita della notte
Alberto Nessi

Intervista
L’umiltà in architettura
Intervista con Mario Botta
Roberto Malacrida

Curare i curanti
Umiltà e compassione nel dolore esistenziale
La scrittura come forma di compassione spirituale
Michele Corengia

Immagini per le Medical Humanities
Portfolio
Lisa Lurati

Ripensare e rivedere il naturale
Charlotte Sironi Tron

Per questo numero è stato scelto di rendere consultabile l’articolo “L’umiltà in architettura. Intervista a Mario Botta”, scritto da Roberto Malacrida.

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II - Segreto

II - Segreto

Il paradosso del segreto e poi un sogno

Vogliamo una Cura che arrivi, arrivi e ci prenda per mano davanti alla sofferenza. Vogliamo una Cura che sia voce nel silenzio e appiglio all’esistenza, al nostro vivere segreto. Per questa voglia, per questo sogno creiamo i Quaderni, per questo sogno scriviamo e stampiamo parole: parole che cercano un senso, parole che provano a dare risposte – risposte nostre e parziali, risposte al segreto racchiuso nel perché io? Nel perché diavolo è toccato a me? ...
          Esistiamo nel paradosso del segreto. Siamo il chi lo sa? Siamo il me lo tengo per me. Siamo il questa cosa non si dice, perché non si può dire o perché non si deve dire.
          Nel nostro sogno, nel sogno di questo numero dedicato al Segreto, quella Cura arriva anche alla comunità, prende per mano gli esseri umani che ne fanno parte, ancor prima che diventino pazienti – oltre al loro essere, prima o poi, anche pazienti.
          Ma spesso la realtà si chiude nel silenzio o urla grida, minaccia la nostra speranza nella Cura, attenta a quella mano che vorremmo protesa verso di noi, ignora il perché io?, se ne frega del perché noi?, tiene il segreto, risponde con la morte della voce.
          E allora, se nel primo numero dei Quaderni delle Medical Humanities, dedicato alla parola Voce, vi avevamo proposto un «dialogo con la vostra Voce che si fa Cura», in questa seconda uscita, in questa seconda avventura in parole, vi invitiamo a esplorare le sfumature della parola Segreto. Vi incoraggiamo a svelarvi il vostro segreto.
          Il nostro – ecco a voi – è in queste parole, in queste pagine, in questo Quaderno: un enigma che invita a decifrarlo, una Cura che prova e riprova, in segreto, a tenderci la mano.

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Introduzione
I capelli del giuggiolo
Ubah Cristina Ali Farah

Approfondimento • Segreto
HIV/AIDS: L’esperienza di Medici con l’Africa Cuamm
don Dante Carraro e Giampietro Pellizzer

Tu, Segreto, e la medicina narrativa
Maria Giulia Marini

Il segreto fragile tra cura e accudimento
Giorgio Boatti

Tre mesi sotto silenzio
Le cose che non si raccontano
Laura Lazzari

La quinta stagione
Prisca Agustoni

Il segreto
Angelo Ruta

Intervista
Il segreto come protezione, il segreto come diritto
Intervista a due giovani ragazzi transgender ticinesi
Charlotte Tron

Curare i curanti
Il Segreto ne Il Sacrificio del Cervo Sacro di Yorgos Lanthimos
Nicolò Saverio Centemero

Immagini per le Medical Humanities
Portfolio
Allievi della Scuola Cantonale d’Arte

Il segreto come viaggio e come liberazione
Lavori di incisione degli allievi di terzo ciclo della Scuola Cantonale d’Arte ticinese
Charlotte Tron

Per questo numero è stato scelto di rendere consultabile l’articolo “HIV/AIDS: l'esperienza di Medici con l'Africa Cuamm”, scritto da don Dante Carraro e Giampiero Pellizzer.

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I - Voce

I - Voce

La voce della redazione

Le voci in una redazione sono molteplici e si incontrano, scontrano, confrontano, assottigliano e invigoriscono a seconda dei momenti e dei temi. Ogni voce si radica in un presente, accogliendo il passato che le dà forma e immaginando un futuro che le offre un’intonazione. In questo tempo strappato alla quotidianità le nostre voci hanno dialogato e sono rimaste in ascolto per svelare radure di senso, in cui pagine sulla e della cura hanno potuto sbocciare e offrirsi così a voi. ...
          Questo primo numero dei Quaderni delle Medical Humanities parla della parola Voce. È la voce degli autori che mostrano tutta la complessità racchiusa in questo vocabolo. È la voce dei promotori di questa rivista che vogliono raccontare la Cura. È la voce della redazione che si è presa cura di questo spazio di pensiero. È la vostra voce, di curanti e curati, a cui si dona il tempo della riflessione.
          Le voci in una redazione sono molteplici ma, alla fine, ri-confluiscono in un unico potente canto, che è ricordo e richiamo della Poesia che da sempre ci anima: la Voce delle Medical Humanities. Perché queste pagine sono da leggere, da scrivere ma anche da sentire. Parlano il linguaggio della Cura, la nostra e la vostra voce che va oltre le parole per dire dell’essere umano, della sua fragile condizione lungo la soglia tra suono e silenzio, dove diviene la voce dell’esistenza.
          Il nostro augurio è che questo primo numero dei Quaderni possa essere accolto da voi non solo come uno strumento di lavoro e riflessione ma anche come un invito ad aprirvi al vostro silenzio e al canto dell’Altro trasformando questo quaderno nel vostro unico e personale dialogo con la vostra Voce che si fa Cura.

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Introduzione
Di angeli e fili d’erba
Voci nel giardino della Cura
Graziano Martignoni

Approfondimento • Voce
Incipit
Mariarosa Loddo e Nicolò Saverio Centemero

La voce dei medici scrittori
Suggestioni sul rapporto tra pratica narrativa e pratica medica
Ivan Pupitti

Ostacoli narrativi e contrasti di voci nella patografia
Mariarosa Loddo

Le voci nella cura
Dalla voce alle molteplicità delle voci in psicoterapia
Franco La Spina

Passa di qui la vita che non vedi
Fabio Pusterla

Fare spazio e dare voce
Verso nuove modalità di comunicazione nel campo della disabilità
Barbara Fontana-Lana

La voce fra musica e linguaggio nelle prime relazioni del bambino
Raffaella Tancredi

Il canto della natura
Nicolas Sironi

Con altri sensi: dare ed essere voce
Un dialogo con Laura Sciuchetti-Sadikovic
Stella N’Djoku

Intervista
Il corpo della voce
Incontro con l’artista Luisa Figini
Charlotte Tron

Immagini per le Medical Humanities
Portfolio
Aline d’Auria

We are all going home
Un progetto artistico di Aline d’Auria
Charlotte Tron

Curare i curanti
Ascoltare, vedere, leggere
Tre proposte
Mattia Lepori

Per questo numero è stato scelto di rendere consultabile l’articolo “La voce dei medici scrittori. Suggestioni sul rapporto tra pratica narrativa e pratica medica”, scritto da Ivan Pupitti.

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