L’essenza terapeutica di due arti – Parte due

Medicina e poesia nelle varie età della vita 

La prima parte di questo contributo si può leggere qui. 


Esaminiamo ora qualche esempio di poesia catartica nelle diverse età della vita e in diverse situazioni di difficoltà anche sanitaria. Parliamo del soccorso della poesia.

Età pediatrica
Il bambino è un poeta naturale perché è decondizionato. Le poesie scritte da bambini sono la manifestazione di chi sta imparando ad esprimersi con le parole scritte. Scrivendo i bambini imparano a conoscere meglio e a condividere emozioni, gioie, anche i primi turbamenti. Imparano anche ad attingere ad un patrimonio di inventiva. Spesso sono guidati in questo dagli insegnanti, a scuola. L’insegnante può far loro da guida a cercare associazioni e anche rime: un insegnamento importante, in cui la scuola può educare ad esprimersi. L’insegnante stimola la curiosità del bambino e lo porta ad apprezzare il mondo della poesia anche leggendo per loro e facendo leggere a loro personalmente componimenti e filastrocche. Le più conosciute sono quelle di Rodari, che ha scritto moltissimo e su moltissimi argomenti, lasciando un patrimonio di insegnamento di cui dobbiamo tutti essere grati. Vi invito a leggerle, sono facilmente reperibili. Ad esempio, quelle sull’amicizia e sulle malattie, due temi importantissimi. Quando i bambini sono incuriositi, guidati, si cimentano nella scrittura, i loro tentativi poetici manifestano quasi sempre alcuni aspetti fondamentali: un mondo colorato e fantastico, l’attaccamento agli affetti più cari e un incantevole ottimismo di fondo.

Adolescenza
Inquietudine e paura, a volte sfrontatezza, curiosità e primi impulsi sessuali. L’adolescente sperimenta il passaggio dal corpo infantile a quello adulto, emergono più forti le domande sul senso della vita e si può assistere a crisi di identità e senso di smarrimento oppure agli antipodi possono diventare sfacciati, “ i bulli”. Non sono i bulli a leggere e a scriver poesia, o magari lo fanno di nascosto quando l’andamento sinusoidale del loro umore li porta oltre le apparenze. Comunque, è proprio in questa fase della vita che spesso s’incomincia a leggere e scrivere poesia (se non si è già cominciato prima). A maggior ragione quando il dolore, la malattia, la morte, si presentano inaspettate. Porto un esempio di poesia catartica scritta da un adolescente: un esempio emblematico, commovente e straziante che testimonia l’uso della poesia a scopo catartico. Sono le poesie trovate nel ghetto di Terezin. Furono oggetto di studi e approfondimento da parte di psicologi, letterati e artisti. Traspare una maturità di pensiero nella consapevolezza di un destino inesorabile eppure anche un anelito, una speranza di vita. Riporto, tra tutte le poesie, quella per me più significativa, scritta da Pavel Friedman (1921-1944): 


La farfalla
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
L’ultima, volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
Sarà già la mia settima settimana
Di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

Età matura
Quando le esperienze di vita ci hanno già segnato, la poesia si pone anche come opportunità di risveglio. Ricordiamo che dove c’è un pericolo che aumenta, cresce anche ciò che salva – come ci suggerisce Hölderlin. In età matura, voglio segnalare come esempio la poesia come lenimento di disturbi bipolari. A questo proposito cito Alda Merini, che visse molti momenti di lucidità, alternati a momenti di esaltazione, anche erotica e totalmente libera da ogni inibizione. In altri momenti prevaleva in lei una grande introspezione dolorosa, rifugio confortante, in cui fu maestra di autoterapia. A proposito di disagio mentale in età matura, collegato alla poesia, non posso non parlare di Cesare Pavese, morto suicida 72 anni fa. In lui prese il sopravvento la grave depressione e il suo uso sensibile della parola arrivò ad alte vette liriche, senza peraltro essere sufficiente per salvarlo dalla profonda inquietudine perenne.  


Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

Età senile
La creatività dura tutta la vita come una forza dinamica, nell’anziano è modulata dall’esigenza di integrare le perdite e le fantasie sulla morte. Rita Levi Montalcini, neurologa premio Nobel per la medicina nel 1986 per gli studi sul fattore di crescita nervoso, che dell’arte medica fece il perno assoluto della sua vita, asserisce: «nel gioco della vita la carta di maggior valore è rappresentata dalla capacità d’avvalersi in tutte le fasi e in particolare in quella senile, della attività mentali e psichiche in proprio possesso, anche se modificate negli anni» (da L’asso nella manica a brandelli, uno dei suoi bellissimi saggi divulgativi). Ribadisco l’importanza della creatività poetica nell’anziano. Lo stimolo da parte degli operatori sanitari, per esempio in case di riposo ed RSA, a leggere poesie e poi anche ad invitare a scrivere poesie, magari incoraggiando gli ospiti con immagini semplici ma significative, potrebbe essere un contributo importante per il loro benessere. Per concludere brevemente il discorso a proposito della creatività poetica (e mi riferisco ora anche all’età geriatrica più sfortunata e complessa per alcuni, quando appesantita da disturbi di personalità o demenze) riporto un brano del compianto Carlo Cristini (1952- 2020), medico psichiatra, morto per Covid, che compare in un articolo pubblicato nel 2013 sulla rivista Ricerche di psicologia: «Il binomio demenza e creatività può apparire paradossale ma così non è. Vi sono esempi di pittori ed altri artisti che testimoniano la presenza, la conservazione e lo sviluppo di espressioni creative sia nei dipinti sia negli scritti. La creatività è dunque rilevabile in ciascun individuo e in ogni età, anche nella perdita di autonomia». Voglio ricordare che anche negli afasici, che hanno cioè perso l’uso della parola e la memoria della parola, del tutto o in parte, la creatività può in qualche modo manifestarsi: per una meraviglia della mente, se date delle parole poetiche, delle canzoni accompagnate da musica, la persona riesce ad esprimersi molto meglio, riesce a cantarle!

Vi saluto con un invito alla speranza e all’amore per la vita, in poesia: 


Magica
A volte sono magica
lo specchio s’infiamma
accarezzo i miei sogni
e li dipingo di antico stupore.

Navigo spazi fantastici
in un atto puro d’amore
e i silenzi si fanno parole
nei respiri del giorno.

L’imperfezione commuove
io sono alito di vento che scompare
e rinasce ancora per volare.
Non voglio mai.
Mai morire.

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